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Marconi Marconi / Via Enrico Fermi

Marconi, all'ex Città del Gusto arrivano i sigilli: per ora niente appartamenti

Il Gip ha disposto il sequestro dell'area dov'è prevista la realizzazione di 200 appartamenti. Nel registro degli indagati erano già finite cinque persone per abuso edilizio

Ora è soltanto un grande scheletro di cemento. Ma in passato, all'angolo tra via Fermi e lungotevere Gassman, c'erano un apprezzato cinema multisala, la città del Gusto, la Asl, un centro diagnostico ed un supermercato. Erano servizi realizzati con la trasformazione dell'ex Consorzio Agrario Marconi. Realtà che, grazie al Piano casa, avrebbero dovuto trasformarsi in circa 200 appartamenti. Il condizionale in questo caso è d'obbligo perchè, sulla vicenda, è scesa in campo la Procura.

Arrivano i sigilli

Il cantiere è ormai chiuso e dalla giornata di venerdì 23 novembre è stato posto anche sotto sequestro. Sul registro degli indagati sono già finiti funzionari del comune e rappresentanti delle Zeis Srl, società del gruppo Salini Impregilo Cinque persone in tutto, accusate di abuso d'ufficio. La novità è che il giudice per le indagini preliminari ha ora disposto il sequestro. Sigilli e cantiere fermo finchè non verrà fatta luce sulla vicenda.

I precedenti stop

Non è la prima volta che i lavori vengono bloccati. Ad inizio del proprio mandato, l'amministrazione Raggi aveva disposto in autotutela lo stop dei cantieri. La scelta non era però piaciuta al Tar del Lazio che, interpellato dalla società del gruppo Salini Impregilo, aveva disposto un risarcimento. La Capitale doveva rifondere, stando alla sentenza, 4,6 milioni di euro alla Zeis srl

Abuso edilizio

Lo stop dei cantieri voluto dall'amministrazione Raggi non è stato neppure il primo decretato da Roma Capitale. Già durante il mandato di Marino, su spinta dei comitati, l'allora assessore Caudo provò a far luce sulla vicenda. Secondo i Cinque Stelle però, la necessaria chiarezza non si era mai ottenuta. Restavano infatti delle opacità in merito ad un abuso edilizio che si supponeva non fosse mai stato condonato. Ed è esattamente su questo che ora la magistratura ha riacceso i riflettori. 

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